PALAZZO VALENTINI, Roma

BABY ON BOARD, fantasie infantili di un uomo. di Marcello Maugeri.
Mostra personale a cura di Gianluca Marziani.

OBJECT
Come oramai mi succede, sonnecchio, rimugino, elaboro, vago ... poi a un certo punto trovo me stesso, divento operativo e partorisco l'ispirazione per il progetto creativo nel quale immergermi totalmente senza compromessi... Questo è quanto.

BABY ON BOARD
La maturità è un equilibro instabile. La maggior parte degli uomini di oggi sono tali solo in apparenza, non ancora cresciuti emotivamente. Non vogliamo abbandonare i giochi per dedicarci alle cose dei grandi. Il piacere di sperimentare in modo naturale ed istintivo, la percezione sensoriale come esperienza centrale. Manipolare, creare, utilizzare strumenti, attivare percorsi di conoscenza liberi da possibili approcci razionali, stimolare e promuovere nuove forme di apprendimento, vivere gli spazi, godere delle opportunità per una sperimentazione diretta, proiettarsi nel mondo. L'uomo vuole essere il protagonista del suo sviluppo e del suo modo di apprendere, vuole sollecitare la curiosità, elaborare nuove capacità cognitive ed emozionali, cogliere l'opportunità di utilizzare informazioni in contesti ed occasioni da vivere in prima persona, creare continuità tra esperienza e conoscenza. L'opera diventa inciampo e sorpresa, elemento suggestivo che dà luogo ad esperienze disarmoniche, occasione che permette di riassaporare il fascino della scoperta, di richiamare attenzione ed atteggiamenti positivi verso l'interazione naturale, ritornare puri, non contaminati dalle vicissitudini della vita vissuta.
"Baby on board". Fantasie infantili di un uomo.

di Marcello Maugeri

INTRODUCTION
Gianluca Marziani
Quello saprei farlo pure io. Che opera banale, ma vale così tanto? Mio figlio realizza disegni molto piì belli. A questo punto ricomincio a dipingere e vi faccio vedere. Dai, non scherzare, non posso crederci. Ma davvero è arte contemporanea?
(frequentazione assidua di opening in gallerie, musei e altri luoghi espositivi)
Il frasario di commenti pubblici potrebbe dilungarsi oltremisura, mescolando incompetenza presuntuosa, confusione atavica, superficialità con tocchi di scivolosa ironia. Perché è così, l'artista scatena moti di sindacabile giudizio altrui, ognuno si sente investito dal potere demiurgico dell'analisi critica, ovviamente superficiale visto che quasi sempre si dimenticano le endemiche complessità dell'arte visiva, la sua natura duplice che non tocca la sola estetica dell'opera... Mi sembra che i lavori di questa mostra, sottoposti ad un superficiale giudizio, potrebbero far cadere qualcuno nel tranello di cotanta sindrome del potreifarlopureio. Ma il tranello, diciamolo subito, fa parte del progetto in termini ideativi e concettuali, quasi un passaggio fisiologico che spiega la circolarità del lavoro dalla sua ideazione alla fruizione finale, dando a quest'ultima il valore di un completamento implicito, un passaggio che diventa linguaggio e formula progettuale. Partirei da qui per capire meglio Marcello Maugeri, individuando un territorio d'indagine che attraversa coscientemente il banale e il popolare, la semplicità apparente e le simbologie sottotraccia. Il nostro artista lavora sui modelli del gusto contemporaneo, sulle meccaniche figurative degli immaginari pop, sul perenne flusso tra vita reale e digitale. Il potreifarlopureio nasce da un sistema che l'artista costruisce in modo "sartoriale", elaborando immagini che devono suscitare emozioni controverse, antipodiche, possibilmente ambigue. Ogni ciclo agisce, in pratica, su un binario parallelo: immedesimazione e distanza come doppia faccia di immagini dalla natura plurale. Da qui risulta automatico che alcuni non colgano il senso reale del progetto, confondendo la superficie con il banale, il quasi visto come un tipico già visto. Vicino (immedesimazione) e lontano (distanza) quale attitudine del nostro tempo, dove la massa iconica rispecchia il realismo ma anche le molteplici astrazioni dietro la forma. Senti di appartenere all'opera, nei riconosci le radici ataviche, le sue ragioni morali, la posizione nel flusso individuale e collettivo; al contempo ti sfugge la presa, l'opera scivola via senza farsi incasellare nel dogma di temi specifici, generi o tendenze.
Il destino della superficie à quello di contenere la profondità a vista. L'esito della profondità riconduce al valore morale della superficie.
Autocampionamento (dal libro CIRCUS)
Download/Upload. Il motore creativo risiede nella raccolta temporanea e condivisa di materiali scaricati dal web (immagini e informazioni di cronaca, fotogrammi o intere sequenze, suoni, opere fotografiche e pubblicazioni). La selezione crea nuovi percorsi (in tal senso possiamo evocare una novità) che non rispondono ad una logica condivisa. Le arterie digitali, al contrario, generano narrazioni indipendenti, in modo tale che solo il singolo artista potrà giustificare (come fa il regista con un film o uno scrittore con un romanzo) il significato e la direzione del singolo progetto. Cresce il libero arbitrio della creazione, e questo mi sembra un fattore utile per la salvaguardia del copyleft. Crescono, al contempo, la pluralità della proposta e i sistemi di elaborazione del materiale creativo.
Marcello Maugeri parte da una coscienza etica del copyleft, agendo sempre per campionamenti e rielaborazioni (era impossibile, in tal senso, non campionare me stesso dentro un flusso che metabolizza l'esistente per frammenti sparsi). Oggi è la volta del mondo infantile, fatto di scarabocchi e disegni arzigogolati, ghirigori e scariche cromatiche, impasti e flussi liberatori. Quel mondo diffuso, figlio di una crescita necessaria che vuole apertura espressiva e istintualità, parla direttamente ad ognuno di noi, portando a galla i ricordi vicini e lontani, le esperienze di genitori, la purezza creativa che avevamo quando esercitavamo il ruolo di figli.
Autocampionamento (dal libro CIRCUS)
Navigazione. È la navigazione nel web il vero processo elaborativo, una (seconda) vita parallela che prende benzina dalla vita reale. Il montaggio sequenziale di Maugeri, conseguenza logica del tempo tecnologico, non si adatta al campo/controcampo del Novecento ma cerca una struttura di pensiero che sia lo specchio del cosmo digitale. Il relativismo elettronico, superato il dilemma causa/effetto, non permette modelli unici e lancia una miriade di modelli, alternativi l'uno all'altro, pezzi di una gigantesca visione che è l'unica deità possibile nel mondo contemporaneo. Il limite della conservazione rimane l'ultima barriera davanti allo tsunami antropologico dei prossimi decenni, quando la tecnologia sostituirà molte religioni e darà spazio archeologico a molti feticci finora necessari.
Poco fa parlavo del quasi visto. Lo considero il cortocircuito che chiarisce le ambiguità semantiche dei singoli lavori, un metodo elaborativo per sedimentare immagini che, pur somigliando a cose ricordate, non aderiscono specularmente al dato ricordo. È come se l'opera ci conducesse dove vuole per poi lasciarci nella deriva del disorientamento. Ci sembra di conoscere quel frammento ma non riusciamo a collocarlo in un punto preciso. Appartiene a qualcosa di noto eppure sfuggente. Evoca scie di memorie. Filamenti del ricordo, così simili a quelle impressioni di luce sulla retina, tra buio e luce innaturale, nero e bianco che acceca.
Bidimensionali
Sul quadro l'atto linguistico non diventa stile ma indicazione aperta, spazio di relazioni e rivelazioni, una geografia tellurica di esercizi liberatori dal potenziale variabile. I disegni infantili, campionati da un gigantesco serbatoio informatico che chiede sintesi e lucidità, si relazionano con fondali a contrasto che aggiungono indicazioni senza spiegarne senso e provenienza. L'opera si trasforma nel campo aperto della qualità soggettiva, affinché ognuno aggiunga una geometria conclusa all'edificio iconografico.
Tridimensionali
Identico discorso da applicare alle sculture, in tal caso frutto di un campionamento su oggetti in carne ed ossa plastiche. Qui torna in mente Bertrand Lavier come necessaria citazione, debitamente fatta propria e assimilata al processo di un campionamento senza confini prestabiliti. La scultura di Maugeri ricalca le mosse dei quadri e ne completa lo scenario, fino a creare uno spazio sensoriale che insiste sul cortocircuito degli accostamenti.
Evviva gli esseri umani con fantasie.
Evviva le fantasie infantili di un uomo.
Evviva l'atto liberatorio ma cosciente.
Istinto e ragionamento. Velocità e controllo.
Memoria e contemporaneità.